Se c’è una cosa che ho imparato di Londra, è che è un porto di mare.
C’è gente che va e gente che viene in tutti i momenti. Le persone per la strada corrono come se fossero inseguiti da qualcuno e ti adegui al loro passo.
Sai che in questa immensa metropoli ci sono anche dei tuoi amici.
Magari non riesci a vederti perché la vita è davvero troppo frenetica.
Troppi assignment, troppe deadline, la tesi che non si scrive da sola.
Alla fine ce la facciamo a vederci. Magari all’ultimo.
Però va bene lo stesso. Ci sono delle persone che all’università non conosci subito, perché magari non frequentate gli stessi gruppi.
Poi magari ti conosci alla fine, facendo degli orribili lavori di gruppo. E anche se magari state in posti super diversi, incontrarsi è sempre bello.
L’amica che ho visto oggi, che per al privacy chiameremo The not so Danish girl, ha detto una cosa molto vera.
“Goditi questa città, per il dovere avrai tempo dopo.”
Ed è vero.
Negli ultimi giorni mi sono concentrata sulle cose sbagliate, senza pensare che, forse, è importante respirare.
Soprattutto con uno spasmodico senso del dovere e dell’ottimizzazione.
Quindi ho detto basta.
Oggi a Londra c’è il sole, è necessario celebrare.
Ho fatto colazione con lei con calma, ho cancellato tutti i miei piani di studio e lavoro calibrati al millimetro e ho fatto quello che mi andava.
Ho passato del tempo con un’amica ne non si sa quando rivedrò, ho fatto un giro nel mio mercato preferito mangiando dell’ottimo cibo.
Ora sto scrivendo perché ho voglia di farlo.
Vado a rincorrere il sole.
Vado a essere più leggera.
A essere più me.
E va benissimo così.